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Botanica profumata

L’albero di fico, sentinella di fine estate

Tra agosto e settembre l’aria si impregna di nuovi sapori e odori. E settembre, mese di nuovi inizi, ha il profumo dei fichi maturi. L’albero di fico ha radici antiche, orientali: ha origine dalle coste della Caria, in Asia Minore, e il mare conferisce note particolari all’aroma di resina e zucchero.

Poi sono arrivati i Fenici. Ne hanno assaggiato i frutti e trasportato i semi: grazie a loro il fico ha raggiunto l’Occidente, dapprima in Portogallo, in seguito su tutto il bacino del Mediterraneo, regalandoci l’aroma inebriante dei suoi frutti settembrini.

Attenzione: nonostante il nome possa trarre in inganno, il fico e il fico d’India appartengono a famiglie diverse. L’albero di fico (Ficus carica) è parte della famiglia delle Moraceae, con le sue foglie ampie e i frutti dolci che maturano a fine estate. Il fico d’India (Opuntia ficus-indica) invece, è una succulenta appartenente alla famiglia delle Cactaceae e originaria degli aridi deserti del centro America. Su una cosa, però, vanno d’accordo: entrambe le piante producono frutti meravigliosi.

L’albero di fico: un albero tra storia e mito

Da sempre l’albero di fico è simbolo di fecondità e abbondanza. Lo troviamo in tutti i testi dell’Antichità: le sue foglie hanno dato protezione a Adamo ed Eva, costretti a fuggire dal Paradiso Terrestre; è presente nei banchetti più sontuosi raccontati nei poemi omerici; ancora, secondo la tradizione ebraica, il luogo prediletto per studiare la Torah è all’ombra di un albero di fico.

Lo scrittore Pausania ricorda che Demetra, alla ricerca disperata di sua figlia Persefone, regalò un albero di fico a un contadino che la ospitò durante la sua ricerca: si credeva infatti che il fico crescesse solo sul Monte Olimpo, rendendo i suoi frutti appetibili solo agli Dei.

Romolo e Remo, ancora neonati, vennero messi in una cesta e affidati alle correnti del fiume Tevere. La cesta si fermò ai piedi di un albero di fico: una lupa, intenta ad abbeverarsi, scaldò e nutrì i bambini piangenti.

Il fico è presente anche nel folklore popolare: sognare un albero di fico è simbolo di prosperità, abbondanza e fertilità, un ottimo presagio per le coppie alla ricerca di una famiglia.

Il fico secco è utilizzato ancor oggi come metafora indicante qualcosa senza utilità: dobbiamo questa espressione ai legionari romani, che venivano pagati con un pugno di sale e una manciata di fichi secchi. Quando un soldato non era più in grado di difendere la città, si diceva che non valesse un fico secco.

Questi sono solo alcuni dei riferimenti: la certezza è che, se ci spostassimo in tradizioni geograficamente e culturalmente lontane da noi, troveremmo altre storie, dipinti, testi e simboli relativi a questa magnifica pianta.

Prendersi cura dell’albero di fico

L’albero di fico cresce rigoglioso soprattutto nelle regioni costiere, raggiunto dalla brezza marina che ne conferisce un profumo balsamico e salmastro.

È però una pianta forte, in grado di adattarsi ai climi più disparati. Le sue foglie dalla forma caratteristica, il tronco robusto, i frutti dolcissimi la rendono desiderabile anche in contesti più urbani, come ad esempio nei giardini privati, ma anche ad altitudini elevate rispetto al livello del mare.

L’albero di fico si pianta in primavera, in zone soleggiate lontane da ombre e umidità. Se potato con attenzione, cresce sano e rigoglioso: la potatura si effettua durante i mesi invernali, quando il rischio di gelate è scongiurato, utilizzando cesoie, svettatori e strumenti appositi. È importante eliminare i rami secchi o danneggiati, lasciando spazio a quelli nuovi: in questo modo, l’albero potrà continuare a crescere forte, offrendo i suoi frutti dolci e profumati anno dopo anno.

Il fico settembrino è una promessa d’estate nei primi giorni d’autunno

Non possiamo concludere questo articolo senza un accenno ai saporiti frutti del fico.

Il fico settembrino, quando è maturo, appare come una piccola perla tra i rami dell’albero: la buccia può variare dal verde pallido al viola intenso e al suo interno la polpa è morbida e dolce. La sua fragranza è un richiamo irresistibile, intrisa di quella salsedine che porta con sé l’essenza del mare.

E quel mare mancherà a molti: mancherà ai turisti, la cui vacanza al mare è stata una parentesi di pace in un anno di lavoro, ma anche a coloro che ci vivono vicini, perché con le temperature che si abbassano e la quotidianità che incombe, il tempo per andare in spiaggia sarà sempre più esiguo. 

Fortunatamente, ci basterà mordere un fico maturo per riportarci al mare, almeno per un po’.

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Fonte: Shutterstock
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