
- 21 Luglio, 2025
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Arte & Cultura
Canzoni per l’estate: una playlist italianissima, che profuma di vacanze mediterranee
Esiste una colonna sonora perfetta per ogni estate, e questa è tutta italiana: una playlist da cantare a squarciagola in macchina, con i finestrini abbassati e la pelle ancora salata, ma anche da ballare sotto le stelle, a piedi nudi sulla sabbia.
Undici canzoni italiane uscite nel 2025 che raccontano l’amore, la libertà, i ritorni improvvisi e il richiamo del mare: tra suoni nuovi e tradizioni che profumano di Mediterraneo, è finalmente giunto, come ogni anno, il momento di lasciarsi trasportare.
Azzurrissimo – Amalfitano
“L’ho scritta in costiera amalfitana, per caso. È una canzone su quando l’amore ritorna inaspettatamente, come la primavera, come l’estate. E quando arriva, tutto diventa un superlativo, il cielo non è più azzurro: è AZZURRISSIMO”, scrive Amalfitano. Il cantautore anticipa con questo singolo un nuovo album in uscita – che si preannuncia vivo e sincero, pieno di musica suonata come una volta e di una scrittura viscerale, che conquista e disarma, colpendo dritto al cuore.
Signorina buonasera – Maria Antonietta e Colombre
“Io mi dimentico di tutto, in questo hotel della Riviera”
Signorina buonasera è la storia di un incontro: quello tra Maria Antonietta e Colombre. Fuori, il mare. Luminosa, intima e sentimentale al punto giusto, è perfetta per l’estate. Preannuncia un nuovo album che è anche una conferma del sodalizio artistico tra i due cantautori.
U Mari – Anna Castiglia feat. Selton
“Ma c’è ‘u mari / Ca m’abbasta a campari”
La cantautrice, insieme ai Selton, ci regala una nuova versione un po’ malinconica (proprio come certi tramonti d’estate), ma irresistibile, della sua ‘U Mari. In tutto e per tutto una dichiarazione d’amore al mare come luogo a cui tornare, spazio sospeso e antidoto al dolore.
Figlia d’a tempesta, La niña
“So’ figlia d’a tempesta e nun me ponn’ ‘ncatenà / Faciteme passà, faciteme passà”
Nella voce della Niña ci sono forza e ferocia, e Figlia d’a tempesta è un cantico ammaliante, nel quale i suoni più contemporanei incontrano la tradizione popolare partenopea. Viene dall’album Furesta: misterioso ed evocativo. In ogni brano l’anima libera di Napoli parla al mondo – trovando un respiro internazionale, ma toccando l’anima attraverso la poesia del folklore mediterraneo.
Sciallà – Nu Genea
“A cchi me vò tuccà, fa capa e mmuro”
Dopo “Bar Mediterraneo” e in attesa del nuovo album, i Nu Genea (un progetto artistico di Massimo Di Lena e Lucio Aquilina) sfornano questo singolo per farci venire voglia di ballare ancora.
Sciallà (che in dialetto napoletano vuol dire letteralmente “non starmi addosso”) è stato definito “un cantico contro il malocchio, uno scaccia-spiriti sonoro” e conferma che la band non ha perso il suo groove travolgente, ispirato alle tradizioni del Mediterraneo. Menzione d’onore per il video che l’accompagna. Non ci resta che aspettare nuova musica.
Allucinazione – Joan Thiele
“Scatteremo un’altra foto pеr vedere il vuoto”
Dopo la partecipazione a Sanremo Joan Thiele torna con un nuovo singolo (uscito a fine giugno) che è senza dubbio una promessa e il suo inno alla libertà. Le sonorità del pezzo hanno un interessante sapore cinematografico e nella traccia si avvertono chiaramente contaminazioni mediterranee, dall’atmosfera notturna e ipnotica.
carbone – i cani
“Perché due sconosciuti continuano a chiamarsi amore?”
carbone è uno dei brani più caratterizzanti del nuovo lavoro de i cani. Il basso è protagonista con una linea post-punk a sostenere la voce e pochi altri elementi: tastiere, toms trattati con sottrazione e una chitarra distorta fino a quasi interpretare la veste di rumore bianco.
Il testo racconta una relazione disfunzionale, consumata nel tempo, in cui i gesti affettuosi sono sostituiti dalla distanza emotiva. Amore è una parola ripetuta per inerzia, svuotata dal suo significato per lasciare spazio alla rassegnazione che, con la sua strana energia, s’insinua lentamente.
Mani di Sole – Ricche le Mura
“Non cambia / sopra e sotto il pelo dell’acqua”
Mani di Sole anticipa il primo album dei Ricche le Mura e introduce uno dei suoi temi portanti: la morte come un ritorno all’oceano da cui tutto ha origine, una dissoluzione che non è fine, bensì metamorfosi.
La narrazione attraversa infatti una sequenza di reincarnazioni – un uomo, poi una volpe, un topo e ancora oltre – per sottolineare l’insignificanza dell’io singolo e l’importanza della collettività, in un invito a ridimensionare l’ego per dare spazio a un respiro più grande, collettivo, quasi cosmico.
L’indie-rock si intreccia con venature folk e aperture pop, alternando parti eteree e refrain decisi, in un continuo oscillare tra l’esserci e il dissolversi. Il risultato è un brano che riesce a parlare della morte in modo luminoso e trascendentale, senza mai appesantirsi.
Tu mi fai Wao – Wepro
“Dico spiegami la vita in un sorso”
Ironico e diretto, Tu mi fai Wao mostra il disorientamento di chi è travolto: troviamo il gusto della battuta fulminante, del nonsense che diventa realtà e la capacità di sospendere il giudizio per godersi il momento presente.
La struttura del pezzo trova la sua ragion d’essere in un doppio ritornello: il primo, scarno, con voce e basso, il secondo esplosivo e liberatorio – fino a un inaspettato finale techno. L’alternanza è infatti la chiave di lettura: un mix d’introspezione e leggerezza.
Gatsby – Blastema
“E amare è sopravvivere ai giorni che non possono finire più”
I Blastema tornano con un nuovo album dopo dieci anni di silenzio e Gatsby è una delle tracce più evocative: un riferimento diretto al personaggio di Francis Scott Fitzgerald, simbolo di sogni sfavillanti e ambizioni smisurate. Il brano traduce questa eredità in musica, dando forma a un mondo notturno e seducente, dove l’eccesso concretizza i tentativi di rimanere a galla.
La voce intensa di Matteo Casadei sorge tra pad avvolgenti, accordi di pianoforte e drum machine, in un’atmosfera ipnotica che accompagna l’ascoltatore. La discesa è lenta ma inesorabile, verso una realtà lucida eppure distorta: “Spara nel branco / Qualcosa colpirai / Tanto nessuno vedrà”.
È nel caos che il testo trova quiete, dove la verità emerge limpida: vivere è decidere. Decidere se lasciarsi andare o cercare un appiglio. E amare diventa un gesto di sopravvivenza, ostinato nell’impossibilità di fermare il tempo.
Mediterranea – Giuni Russo
“Buongiorno come stai? / Vieni la spiaggia è vuota”
In una playlist ispirata al Mediterraneo, Mediterranea di Giuni Russo è una presenza necessaria. Non è una novità, ma un classico luminoso, che continua a parlare con la voce del vento e della luce. Un respiro salmastro, sirena e orizzonte: omaggio al mare nostrum, alla sua bellezza libera, alla sua anima indomabile.
Pubblicata nel 1984 come singolo trainante dell’omonimo album, rappresenta un vertice di fusione tra sperimentazione sonora e suggestione balneare. La voce di Giuni è luce liquida, si muove tra sintetizzatori, chitarre e percussioni come il sole sull’acqua, sfuggente e potente. In lei convivono l’estate italiana e una tensione avanguardistica che guarda lontano, tra le isole e il vento.
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