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Biologia marina

Stelle marine: i gioielli del Mediterraneo

Impossibile non restarne affascinati. Sembrano piccoli soli che hanno deciso di lasciare il cielo per cercare rifugio nel blu del mare. Immobili solo a un occhio poco attento, nonostante il loro nome celeste restano spesso ancorate a terra: sono le stelle marine.

Non pesci, non crostacei, tantomeno piante: alla scoperta degli echinodermi

Le stelle marine appartengono alla grande famiglia degli echinodermi (in greco antico “dalla pelle fatta di spine”), la stessa che riunisce ricci, oloturie e gigli di mare, e all’interno di questo gruppo occupano la classe Asteroidea.

Sono creature bentoniche, cioè legate al fondale marino, e la loro bellezza nasconde un carattere insospettabile: sono invertebrati carnivori, tra i più voraci del mare. Esistono circa duemila specie conosciute, diffuse dagli abissi oceanici, dove alcune vivono a oltre 9.000 metri di profondità, fino alle foreste di kelp e alle acque basse illuminate dal sole.

Hanno un aspetto semplice, geometrico, bellissimo. Il corpo, sostenuto da un robusto scheletro calcareo formato da piastre articolate, ha due aperture: la bocca rivolta verso il fondale e, sul lato opposto, l’apertura anale. La loro vita inizia come larva bilaterale che nuota liberamente per giorni o settimane, finché la metamorfosi non la trasforma nell’adulto dalla tipica simmetria pentamerale, le famose cinque punte.

Ogni braccio è un piccolo universo autonomo: contiene strutture essenziali alla sopravvivenza, permettendo all’animale di perdere un arto senza compromettere la vita e di rigenerarlo con una lentezza paziente, quasi rituale.

Attenzione: non tutte le stelle marine hanno cinque punte; alcune specie ne hanno decine, cosa che conferisce loro un aspetto così strano da sfidare l’immaginazione.

Le stelle marine più comuni

Molte stelle marine portano con sé tratti così estremi da sembrare creature immaginate, e invece abitano davvero i fondali del nostro pianeta.

La corona di spine (Acanthaster planci), per esempio, appare come un astro rovesciato e irto, un mosaico vivente di aculei velenosi capaci di infliggere ferite dolorose. Le sue numerose braccia la rendono un predatore notturno delle barriere coralline indopacifiche, dove avanza silenziosa tra anfratti e grotte.

Più sobria ma non meno sorprendente è la Luidia cigliata (Luidia ciliaris), riconoscibile dalle sette braccia affusolate bordate di spine: un’ombra arancione che di giorno si infossa nei sedimenti per poi emergere a caccia, elegante e rapida, quando arriva la notte.

Nel Mediterraneo, una delle presenze più affascinanti è la stella serpente (Ophidiaster ophidianus), una specie protetta che si distingue per le braccia sottili e lisce, quasi flessuose, che le conferiscono un aspetto sinuoso e ipnotico. Vive nei territori segreti del coralligeno, dove il rosso smorzato del suo corpo contrasta con le ombre violette delle profondità.

In acque molto più calde, il Pentaceraster cumingi porta invece un’altra storia: quella di un organismo robusto, massiccio, originario del Pacifico orientale, la cui bellezza lo ha reso oggetto di commercio, tanto da minacciarne le popolazioni in Perù.

Poi ci sono le specie che sembrano sfidare ogni misura, come la stella marina girasole (Pycnopodia helianthoides), un gigante del mare del Nord Pacifico, con un diametro che può raggiungere il metro e fino a ventiquattro braccia che ondeggiano come petali in movimento. È un predatore formidabile: migliaia di pedicelli la spingono sui fondali con una velocità sorprendente, mentre esplora le coste fredde tra l’Alaska e la California.

Una stella marina tutta mediterranea: la stella gorgone

Tra tutte le stelle del mare, poche hanno il fascino dell’Astrospartus mediterraneus, la stella gorgone.

A un primo sguardo sembra quasi un organismo indeciso sulla propria natura: un groviglio vegetale? Un ricamo di alghe? E invece, osservandola con attenzione, emerge la sua identità di echinoderma. Al centro si riconosce la struttura raggiata tipica delle stelle marine, da cui si dipartono cinque braccia che si ramificano, si attorcigliano, si intrecciano come serpenti silenziosi. È questa architettura complessa e mobile a ricordare la mitologia delle Gorgoni, e a farne uno dei gioielli più strani e preziosi del Mediterraneo.

La sua forma, così diversa da quella delle stelle “classiche”, racconta un modo di vivere tutto suo. Invece di spostarsi sulle rocce a raschiare alghe, come fanno in genere le stelle marine, la stella gorgone si apre verso l’acqua. Le sue braccia, finemente ramificate, catturano il plancton che scorre nella corrente; poi si chiudono lentamente su loro stesse, portando il nutrimento al centro del corpo. Scovarla è una rarità, vederla completamente aperta è una fortuna.

Imbattersi in una stella gorgone è come trovare un gioiello nascosto, che va ammirato con rispetto, senza disturbarla. E in fondo questo vale per tutte le stelle del mare. Che siano piccole o gigantesche, comuni o rare, incontrarne una sott’acqua dà sempre l’impressione di scoprire un segreto: qualcosa che il mare custodisce gelosamente e che, per un istante, decide di condividere con te.

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Fonte: Shutterstock
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