- 18 Dicembre, 2025
|
Viaggi e scoperte
Mitologia del mare: Kanaloa, il dio hawaiano dell’oceano
Nelle mitologie del mondo, il mare non è mai solo uno spazio fisico: è mistero, confine, origine. Un’entità mutevole, capace di nutrire e distruggere, di condurre a destinazione e di far smarrire la rotta. L’oceano è sempre qualcosa di più di una distesa d’acqua: è una presenza viva, dotata di volontà, memoria e potere.
Nella tradizione hawaiana questa consapevolezza è fondamentale. Il mare non è esterno all’essere umano, ma parte integrante della sua esistenza spirituale, sociale e materiale. L’oceano circonda le isole, le protegge, le nutre e le mette alla prova. È via di comunicazione, fonte di cibo, luogo di guarigione e di pericolo. La mitologia hawaiana nasce da questa relazione profonda e quotidiana con l’acqua salata. Una mitologia in cui gli dèi non abitano un altrove remoto, ma camminano tra le onde, parlano attraverso le correnti, si manifestano nei venti, nei fondali, negli animali marini. Tra queste divinità, Kanaloa occupa un luogo particolare: non il dio della superficie, ma delle profondità.
Kanaloa, signore delle profondità
Kanaloa è una delle quattro grandi divinità della cosmologia hawaiana, gli akua principali: insieme a Kāne, Lono e Kū. Ognuno rappresenta una forza fondamentale dell’esistenza. Kanaloa è l’oceano, l’ignoto che si estende oltre la riva, ciò che è magico e liminale, ciò che è nascosto.
A differenza di Kāne, associato all’acqua dolce, alla creazione e alla vita sulla terraferma, Kanaloa governa l’acqua salata, i viaggi in mare aperto, le profondità che non si possono controllare. I due sono spesso considerati complementari: Kāne crea e sostiene la vita, Kanaloa la mette alla prova, la trasforma, la conduce altrove. Insieme incarnano l’equilibrio, concetto centrale nella cultura hawaiana.
Kanaloa non è una divinità sempre rassicurante e non promette protezione incondizionata: è una forza da rispettare, temere, comprendere.
Dualità, trasformazione, inganno
Nelle narrazioni tradizionali, Kanaloa incarna una profonda dualità. È creatore e distruttore, guaritore e ingannatore, guida e perturbatore, ambivalenza che riflette l’esperienza reale dell’oceano: una forza che sostiene la vita ma può anche inghiottirla.
A Kanaloa vengono attribuite pratiche di guarigione legate all’acqua salata e alle sue piante. Il mare, nella cultura hawaiana, è fonte di nutrimento ma anche medicina. L’acqua salata purifica, rigenera, ristabilisce l’equilibrio del corpo e dello spirito; per questo veniva usata in moltissimi rituali.
Kanaloa è anche il dio del viaggio oceanico. Per i popoli polinesiani, attraversare il mare significava leggere le stelle, le correnti, il volo degli uccelli, il colore dell’acqua. Navigare era un atto sacro, un dialogo continuo con le forze naturali. Kanaloa guidava i marinai, ma poteva anche metterli alla prova.
In inglese la sua personalità, infatti, è associata a quella del trickster, l’imbroglione: a seconda dei suoi umori, può confondere i naviganti, lasciarli alla deriva, spingerli oltre il limite.
In alcune tradizioni, Kanaloa è inoltre associato al mondo sotterraneo e al passaggio delle anime. Non come figura oscura o maligna, ma come custode della trasformazione finale, di quel passaggio che ogni essere vivente deve affrontare.
Templi dedicati a Kanaloa venivano costruiti vicino al mare, a testimoniare questa soglia costante tra mondi: terra e oceano, vita e morte, visibile e invisibile.
Il polpo, custode dell’oscurità
Uno degli aspetti più affascinanti di Kanaloa è il suo kinolau, la forma fisica attraverso cui la divinità si manifesta nel mondo naturale. Per Kanaloa, questa forma è il polpo e, in alcune tradizioni, il calamaro.
Il polpo è un animale straordinario: vive nelle profondità, si muove con intelligenza e grazia, sa mimetizzarsi e ha un corpo duttile, caratterizzato da una fitta rete di muscoli che gli permettono di modellarsi facilmente a seconda degli spazi che deve attraversare. Con la sua adattabilità e il suo moto leggero attraverso i flutti, incarna perfettamente l’essenza di Kanaloa. Nella cultura hawaiana, il polpo è poi associato alla memoria ancestrale e ai segreti del mare. Rappresenta ciò che esiste sotto la superficie, ciò che non è immediatamente visibile ma sostiene l’equilibrio del tutto.
Kanaloa oggi: reef, rispetto, responsabilità
Anche se Kanaloa non è sempre esplicitamente nominato nelle leggende legate a specifici luoghi, la sua presenza permea il rapporto tradizionale tra gli hawaiani e l’oceano. Barriere coralline, lagune, fishponds e pozze di marea non erano semplici ambienti naturali, ma spazi sacri.
Prima del contatto con l’Occidente, concetti come kapu (regole, divieti) e il pono, l’equilibrio etico, regolavano l’uso delle risorse marine. Non erano solo strategie ecologiche, ma obblighi spirituali. La salute della barriera corallina rifletteva la salute del rapporto tra la comunità e le sue divinità.
Oggi, di fronte al riscaldamento globale, allo sbiancamento dei coralli e allo sfruttamento eccessivo degli oceani, questa attitudine rimane fondamentale. Conoscere Kanaloa oggi significa avvicinarsi al mare con una postura diversa, di maggiore rispetto, onorarlo può voler dire nuotare con attenzione, pescare con moderazione, immergersi senza lasciare tracce. Riconoscere che l’oceano ha memoria e che ogni gesto ha una conseguenza.
Le mitologie del mare non sono semplici stralci di un passato lontano ma mappe simboliche che possono continuare a orientarci. Kanaloa, con la sua ambivalenza e il suo mistero, ci ricorda che il mare non è mai completamente conoscibile.
In un tempo in cui l’oceano è fragile e minacciato, tornare a queste narrazioni significa recuperare una relazione più etica con le acque che ci circondano. Il mito, allora, non offre soluzioni pratiche, ma educa lo sguardo. Prova ad insegnare equilibrio e misura.
Scritto da
Share