
- 4 Agosto, 2025
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Viaggi & scoperte
Misteri che arrivano dal mare: i Bronzi di Riace
Avvolti dai flutti, conservati per secoli dagli abissi, improvvisamente, un giorno d’estate di cinquantatré anni fa, i Bronzi di Riace affiorano dal fondale sabbioso a poche centinaia di chilometri a largo della costa calabra.
È il 16 agosto 1972 e Stefano Mariottini, un giovane romano appassionato di pesca subacquea, sta nuotando a circa 300 metri dal litorale. Nell’acqua cristallina sotto di sé intravede quello che sembra essere un braccio scolpito. Il ragazzo allora si immerge nella speranza di capire meglio cosa si nasconda sotto la sabbia e, man mano che si avvicina, realizza di aver appena fatto una scoperta fantastica.
La sera stessa Mariottini telefona alla Soprintendenza calabrese e la mattina, in forma scritta, denuncia il ritrovamento di ben due statue.
Il 21 agosto si immergono i sommozzatori dei Carabinieri: quel giorno recupereranno quella che poi verrà chiamata Statua B, il 22 invece è il turno della Statua A.
Il clamore è immediato. La scoperta ha dell’incredibile. Due statue bronzee di quell’epoca, ritrovate insieme, in buone condizioni di conservazione, rappresentano un evento rarissimo nel panorama archeologico mondiale. Da subito, suscitano l’interesse del pubblico e della comunità scientifica.
I primi esami stabiliscono l’origine greca, datata al V secolo a.C. Il restauro iniziale avviene presso il Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria. Nel 1975 le statue vengono trasferite a Firenze, al Centro di Restauro della Soprintendenza Archeologica della Toscana. Lì, con strumenti più avanzati, si avvia una fase di studio più approfondita.
Durante la lunga operazione di pulizia emergono maggiori dettagli tecnici e stilistici, i Bronzi, per esempio, furono realizzati con la tecnica della cera persa dove ogni parte è fusa separatamente e poi saldata al corpo principale. Si notano differenze significative tra le due figure: statura, atteggiamento, fisionomia. La Statua B presenta elementi realizzati in momenti diversi, forse per sostituire parti usurate. L’uso di materiali preziosi, argento per i denti della Statua A, avorio e pietre dure per gli occhi, rame per labbra e capezzoli, racconta la raffinatezza dell’arte greca classica.
Con il tempo, gli studi si intensificano, ma invece di risolvere il mistero, lo amplificano. La teoria più accreditata oggi sostiene che i Bronzi fossero originariamente destinati a un santuario panellenico o a una città della Magna Grecia. Le tracce argive rinvenute all’interno, residui delle terre di fusione utilizzate per modellare le statue, sembrano collegarle all’area del Peloponneso. L’ipotesi è che siano state realizzate nel V secolo a.C. e trafugate secoli dopo dai Romani per essere trasportate nella pen
isola. Durante il viaggio, però, una tempesta avrebbe affondato la nave, lasciando i due guerrieri in fondo al mare. Un’ipotesi suggestiva, ma tutt’altro che definitiva.
Un’indagine recente, pubblicata su Archeologia Viva a maggio di quest’anno e ripresa da telegiornali e quotidiani nazionali, ha sollevato nuove domande. Si è ipotizzato che i Bronzi non siano stati effettivamente ritrovati a Riace, bensì nella zona di Siracusa, e che qualcuno li abbia spostati prima del recupero ufficiale, forse per nascondere altre presenze nei fondali. Chi sostiene questa ipotesi ritiene anche che, nel sito originario, ci fossero più di due statue, e che alcune siano state trafugate o mai riportate alle autorità.
A mezzo secolo dalla scoperta, i Bronzi continuano a mantenere intatto il loro fascino e a suscitare curiosità tra esperti e appassionati non solo in relazione alla loro provenienza e agli avvenimenti che li hanno portati sul litorale calabro ma anche riguardo alla loro identità. Chi sono? Rappresentano personaggi mitologici? Re, guerrieri, atleti, eroi o dèi?Anche qui non c’è ancora una risposta univoca.
Ad oggi, l’unica certezza è che il loro ritrovamento fu un evento epocale per l’archeologia. A cinquantatré anni di distanza, possiamo dire che, grazie a queste statue, conosciamo molto di più dell’arte e dell’artigianato di quel periodo. Allo stesso tempo però, dobbiamo riconoscere che i Bronzi, e tutte le incognite che che li caratterizzano, sono un costante promemoria di quanto ancora ci sia da scoprire.
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