
- 11 Settembre, 2025
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Botanica profumata
Isola delle Rose: dall’incredibile storia di Giorgio Rosa al traghettatore Gianfranco Acquarelli
Nel cuore del 1968, un anno di rivoluzioni, proteste e sogni di libertà, un ingegnere bolognese decise di costruire la sua personale utopia. Non in un’aula universitaria o in un’azienda, ma nel bel mezzo dell’Adriatico, al largo della Riviera Romagnola. Lì, Giorgio Rosa fondò l’Isola delle Rose, una piattaforma artificiale dichiarata indipendente dallo Stato Italiano. Nel corso degli anni la vera storia di questo luogo è diventata leggenda tra cronaca, mito e cinema.
Ma che cos’era davvero l’Isola delle Rose? E perché il suo destino fu così breve quanto straordinario?
La nascita di una nazione (di 400 metri quadrati)
Il primo maggio 1968, a 11,6 chilometri dalla costa di Rimini e appena 500 metri fuori dalle acque territoriali italiane, Giorgio Rosa issò una bandiera arancione con tre rose rosse su sfondo bianco e dichiarò la nascita della micronazione Insulo de la Rozoj. Il territorio? Una piattaforma di 400 metri quadrati, dotata di bar, ufficio postale, negozio di souvenir e persino una banca.
La lingua ufficiale era l’esperanto, la moneta si chiamava Mills, e l’inno era tratto dall’Olandese Volante di Wagner.
Un sogno di libertà? Un esperimento politico? Oppure un’astuta mossa commerciale?
Da progetto imprenditoriale a simbolo di ribellione
Inizialmente l’obiettivo di Rosa non era creare quello di creare uno Stato, ma una struttura turistica autosufficiente. Rimini infatti in quegli anni stava diventando il simbolo del turismo italiano: sole, mare e divertimento attiravano centinaia di migliaia di visitatori ogni estate.
L’Isola delle Rose avrebbe dovuto cavalcare questa ondata: bar, negozi, camere d’hotel, tutto costruito su una piattaforma galleggiante in mare aperto. Le complicazioni burocratiche tuttavia trasformarono un’impresa turistica in una sfida politica.
La Capitaneria di Porto cercò di fermare i lavori, accusando Giorgio Rosa di non rispettare i permessi. La risposta dell’ingegnere fu tanto semplice quanto dirompente: Non siamo in acque italiane, quindi non dobbiamo rispettare le vostre leggi.
Una repubblica durata 55 giorni
L’annuncio dell’indipendenza fece scalpore. I giornali parlarono di complotti, di missili russi nascosti sotto la piattaforma, di una nuova Las Vegas offshore. Alcuni temevano che l’Isola potesse diventare un luogo di eccessi, altri la vedevano come una geniale trovata pubblicitaria.
Le autorità italiane non rimasero a guardare. Il 25 giugno 1968 l’Isola venne occupata militarmente, e pochi mesi dopo – l’11 e il 13 febbraio 1969, in due momenti distinti – fu abbattuta con parecchie tonnellate di esplosivo. Fine della storia? Solo apparentemente.
Giorgio Rosa: cosa ha fatto dopo l’Isola delle Rose?
Dopo la distruzione della sua piattaforma Giorgio Rosa tornò alla sua professione di ingegnere. Continuò a lavorare nel settore civile e industriale, mantenendo un profilo basso. Non cercò mai di replicare l’esperienza dell’Isola, ma nemmeno rinnegò quel gesto visionario e, con il tempo, la sua figura assunse contorni mitici, soprattutto all’estero, dove la sua storia venne accolta come una parabola di libertà e creatività.
Che cos’ha fatto dopo Giorgio Rosa, infatti, è ancora oggi una delle domande più cercate online. E la risposta è semplice: ha vissuto con dignità, lontano dai riflettori, ma con la consapevolezza di aver scritto una pagina del tutto unica e irripetibile della storia italiana.
Dal mare al cinema: L’incredibile storia dell’Isola delle Rose
Nel 2020 Netflix ha riportato in auge questa vicenda con il film L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, diretto da Sydney Sibilia. La pellicola, con Elio Germano nei panni di Giorgio Rosa, ha acceso i riflettori internazionali su un episodio quasi dimenticato della nostra storia.
Il film si prende alcune libertà narrative per trasformare la realtà in una commedia brillante e surreale. Rimane, tuttavia, fedele allo spirito di fondo: l’idea che anche un uomo solo, con un’idea folle, possa sfidare il potere.
L’Italia del 1968 e lo spirito dell’utopia
Il 1968 fu un anno di rivolte, di libertà, lotte studentesche e cambiamenti culturali. In Italia, il fermento si respirava ovunque: tra le fabbriche, nelle piazze, nei cinema. E anche in mare.
In questo contesto l’Isola delle Rose rappresenta una metafora perfetta. Non era solo cemento e acciaio: era un’idea. L’idea che si potesse vivere fuori dalle regole, che si potesse costruire qualcosa di nuovo, libero, indipendente. Un gesto simbolico, certo, ma anche profondamente politico.
Turismo e curiosità: Rimini e i resti dell’Isola
Oggi non resta nulla dell’Isola delle Rose, se non qualche trave arrugginita in fondo al mare e i racconti di chi l’ha vista da vicino. Rimini però conserva ancora lo spirito ribelle e creativo che ha reso possibile questa impresa.
Se ti trovi in vacanza sulla Riviera Romagnola, magari per visitare le attrazioni turistiche di Rimini e dintorni, prova a guardare l’orizzonte. Lì, un tempo, è esistito un piccolo Stato durato solo 55 giorni, ma ancora in grado di far parlare di sé.
La storia dell’Isola delle Rose non si limita ad essere una curiosità storica o il soggetto di un film di successo: è il racconto di un’epoca, di un uomo che ha creduto nella possibilità di cambiare le regole costruendosi, letteralmente, una nazione galleggiante.
Un sogno finito sotto le onde, ma mai affondato nella memoria collettiva.
Gianfranco Acquarelli: il bagnino romagnolo che solcava il mare verso l’utopia
Nella memoria scolpita della Riviera Romagnola, c’è un nome che ancora oggi evoca estate, mare e spirito d’avventura: Gianfranco Acquarelli, storico bagnino dei Bagni Iolanda – la Zona 44 di Riccione. Uomo di mare e di cuore, Acquarelli fu tra i pochi a vivere da vicino l’Isola delle Rose, raggiungendola più volte con il suo motoscafo Riva Aquarama.
In quegli anni, mentre la piattaforma galleggiante faceva discutere politici e giornalisti, Gianfranco partiva dalla sua postazione e solcava l’Adriatico per portare curiosi, turisti e, a volte, semplici sognatori a osservare da vicino l’Isola delle Rose, sbarcando regolarmente.
La sua figura è rimasta nel racconto orale come testimone diretto di un’avventura irripetibile, un bagnino che oltre a sorvegliare i bagnanti sulla spiaggia sapeva condurre all’orizzonte i più fortunati turisti italiani e stranieri, per condividere quel piccolo mondo così diverso dal loro.
Chissà cosa pensava davvero, mentre attraccava accanto all’Isola delle Rose. Forse, semplicemente, che ogni tanto, per sentirsi liberi, basta accendere il motore e andare verso il mare aperto.
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