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Arte & Cultura

Cinque tormentoni atipici che parlano di mare

Chi l’ha detto che i tormentoni, le canzoni più famose che parlano del mare e delle vacanze, siano tutte puro divertimento, risate e voglia di relax?

Se andiamo a leggere i testi di alcuni grandi classici del tema, scopriamo che invece quelle che cantavamo a squarciagola sulla spiaggia fino a pochi mesi fa spesso sono canzoni ben più serie e sconvolgenti di quanto pensiamo. Una volta che avrete letto qui sotto, non potrete più ascoltare questi brani allo stesso modo, perché niente è come sembra!

Vamos A La Playa - I Righeira

Sono i primi anni ’80 e due strani ragazzi un po’ punk iniziano a far ballare gli italiani con una canzone estiva che sa di ombrellone, mare e voglia di divertimento. Tutti ricordiamo “Vamos a la playa oh oh oh oh oh”, però pochi sanno che il testo della canzone, in spagnolo, parlano della paura della bomba nucleare che spazza via ogni cosa, tra raggi solari radioattivi che fanno perdere i capelli. La guerra fredda era una realtà che veniva cantata anche nei pezzi più apparentemente più leggeri.

Un’estate al mare - Giuni Russo

Classicone balneare scritto da Franco Battiato e Giusto Pio, affidato a una voce incredibile come quella della mai troppo celebrata Giuni Russo. Anche stavolta l’apparenza inganna e la canzone più vacanziera di tutte nasconde un sottotesto crepuscolare: parla del sogno di una prostituta che lavora sotto i ponti di poter fare le ferie come tutti al mare, invece di bruciare gomme di automobili per scaldarsi durante l’inverno, a causa del suo lavoro notturno. Decisamente un’altra storia.

Maracaibo - Lu Colombo

Uno dei trenini della festa, immancabile a ogni party dj set, dal veglione di Capodanno alla sangria in spiaggia, eppure il testo di questa canzone parla di una storia rivoluzionaria come poche altre: la ballerina protagonista è innamorata di Fidel Castro e traffica armi con Cuba, ma durante le assenze di lui che è sulle montagne a dare battaglia, si vede con Pedro, l’amante focoso, finché Fidel (Miguel è un nome di fantasia) non la scopre. Allora scappa, va per mare, viene quasi mangiata da uno squalo e inizia la sua carriera tra rum e cocaina come maîtresse, dal momento che è arrivata a pesare 130 chili. Un romanzo di formazione, praticamente.

Tropicana - Gruppo Italiano

Tutti abbiamo amato la canzone caraibica per eccellenza, quella “Tropicana yeah” che cantavamo nel 1983, subito dopo aver vinto i Mondiali di calcio in Spagna. Eppure questa canzone che sembra totalmente innocua nasconde un sottotesto ben più articolato e apocalittico: il testo parla di un sogno nel quale un vulcano erutta su un’isola incendiando le città sottostanti, causando morte e distruzione tra gli abitanti che si sciolgono letteralmente, mentre i turisti guardano il tutto come se fosse un film al cinema. Un epilogo tragico che è anche una denuncia ai mass media che iniziavano a inquinare il cervello degli italiani.

Mare Mare - Luca Carboni

Un tempo i tormentoni che parlavano di vacanze al mare erano tutto divertimento, gioia, bellezza: giornate piene di sole, bagni nell’acqua salata, serate a ballare e a pomiciare sulle sdraio mentre la luna sta a guardare. Poi arriva Luca Carboni, e con la sua disillusione tardo giovanile scrive l’inno della depressione di tutti quelli che sperano di trovare l’amore che li aspetta, e invece rimediano noia, solitudine, ragazze che sghignazzano e voglia di tornare a casa al più presto, con quella moto usata ma tenuta bene. Luca, sarà per la prossima volta!

Ricordiamo, infine, come nel 1987 il giovane Luca Carboni ricevette una proposta dal comune di Capoliveri: esibirsi gratis in cambio di una vacanza di 15 giorni all’Isola d’Elba per la sua band. Accettando, Luca scoprì un legame profondo con l’isola, che divenne fonte d’ispirazione proprio per “Mare Mare”, ma anche “Ci vuole un fisico bestiale”, “Colori” e “La mia isola”, brano che vede la partecipazione di Pino Daniele alla chitarra acustica.

Scritto da

Simone Stefanini

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ACQUA DELL’ELBA ti accompagna in un viaggio che si snoda fuori dai sentieri battuti e che si fa a grandi passi, lungo bianche spiagge silenziose, o per le strade di collina, ma anche restando fermi, seduti su uno scoglio, ammirando un tramonto.

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