
- 28 Aprile, 2025
|
Arte & cultura
Flow di Gints Zilbalodis: il racconto di un mondo sommerso
Flow – un mondo da salvare di Gints Zilbalodis è il primo film lettone candidato agli Oscar sia come Miglior film d’animazione che come Miglior film straniero.
Quando ha ricevuto la notizia, il regista era nella sua camera mentre sgranocchiava una mela e abbracciava il suo golden retriever.
Chissà qual’è stata la sua reazione quando ha realizzato di aver vinto come miglior film d’animazione ai premi Oscar 2025.
Un gatto nero che scopre un nuovo mondo
Flow è una storia di sopravvivenza e di cooperazione.
In una casa che sembra essere appartenuta ad un artista con una passione per le sculture di felini, vive un gatto, il protagonista della storia dagli occhi dolci e curiosi. Nella casa c’è una statua rimasta incompiuta: il regista non ci spiega il motivo, come non ci racconta che fine abbia fatto il proprietario della casa. Zilbalodis lascia all’interpretazione le questioni che premono allo spettatore quando si immerge in un racconto: con chi mi posso identificare? Dove sono gli umani? Dove è ambientata la storia? Che anno è?
Man mano che si procede, facciamo pace con queste domande e ce le lasciamo alle spalle: ciò che si intuisce è che siamo in un mondo post-apocalittico dove degli umani c’è solo un vago ricordo e tracce di un’esistenza remota.
La casa è circondata da un verde sgargiante e dalla natura che conquista spazio dando un tocco fiabesco.
Una barca che naviga in un mare sconosciuto
Questo idillio viene bruscamente interrotto da un’onda enorme, un’alluvione che sommerge tutto.
Ciò che sembra essere un disastro ambientale è la chiamata all’avventura del gattino nero che, impreparato, si difende correndo e cercando di salire sulle vette più alte. Ma anche queste vengono raggiunte dall’acqua. Il gatto è terrorizzato e il suo sguardo racconta bene la paura di non avere scampo. Proprio mentre sta per essere travolto da una distesa di mare che si innalza, vede in arrivo un’imbarcazione sgangherata: salta su e scopre di doverla condividere con un capibara assonnato e impassibile di fronte alla sventura.
L’unico modo per salvarsi è tentare di stare a galla e seguire la corrente. Insieme vanno alla deriva e mentre scoprono questo nuovo mondo in cui l’acqua ha preso il sopravvento, la barca diventa un luogo sempre più affollato. Di volta in volta, altre specie animali montano su questa sorta di scialuppa di salvataggio: un lemure ossessionato da gingilli luccicanti, un labrador entusiasta e rumoroso, un uccello prudente e saggio.
I personaggi della moderna Arca di Noè
Una storia epica, in cui il gatto è l’eroe che deve superare le sue paure e tentare di sopravvivere, perso nella realtà che lo circonda e non riconosce. La nuova faccia del mondo, dovuta presumibilmente al cambiamento climatico, è uno spazio rischioso che il protagonista, in collaborazione con i suoi alleati, deve coraggiosamente attraversare.
Man mano nella storia ci abituiamo a questo mondo post-umani. Tutti sulla stessa barca convivono, si procacciano il cibo e lo condividono, guidano il loro veliero malridotto, cercano di sfuggire ai pericoli e salvandosi a vicenda quando arrivano le difficoltà. Tutto questo però restando sempre se stessi: i cani vengono distratti dal passaggio di un coniglio e lo inseguono abbandonando il gruppo in un momento di tensione, il gatto si difende con la sua intelligenza e astuzia, il capibara pacifico e perennemente pigro, il maestoso uccello serpentario resiliente e coraggioso, il simpatico lemure raccontato come un accumulatore curioso e sveglio.
La fascinazione della trasformazione
Mentre tutto questo succede e conosciamo meglio i personaggi, sullo sfondo figurano delle esili vette slanciate e sott’acqua c’è il mondo che prima stava sopra. Attraverso gli occhi del gatto scopriamo le meraviglie di ciò che sta sotto la superficie. Ci mostra un universo di acqua in cui il riflesso del sole risalta i colori sgargianti dei pesci e i relitti delle città. Tra queste vecchie e acquose strade nuota una balena che compare nei momenti di difficoltà, aiutando i personaggi a superare gli ostacoli che si presentano.
Nel film c’è un stretto legame con la realtà che cambia ma c’è anche un piano astratto in cui si manifestano le paure del gatto attraverso immagini oniriche che elevano la storia a un racconto emotivo e commovente.
Un film ricco di sensazioni
Flow è un racconto fatto di sensazioni in cui la colonna sonora, realizzata dal regista e il compositore Rihards Zaļupe, ha un ruolo centrale perché ci accompagna ed emoziona in una storia senza dialoghi.
Infatti gli animali, come veri animali, non parlano. Comunicano con i loro versi realizzati con un sound design che li riproduce con esattezza.
Il film è stato realizzato da tre squadre di animatori (due in Francia e una in Belgio) con grande accuratezza: osservando assiduamente dal vivo i movimenti degli animali e producendo solo due secondi di immagini al giorno in grafica 3D.
Un lavoro fatto interamente con Blender, un software open-source, e con un budget limitato di 3,5 milioni di euro. Eppure dopo il suo approdo al Festival di Cannes, Flow ha fatto il giro di tutto il mondo.
Il calore della barca che veleggia nell’orizzonte
Attraverso gli occhi curiosi del gatto riscopriamo un mondo di cui sappiamo già qualcosa ma è come rifarne esperienza da zero.
In un film in cui l’acqua è l’elemento principale, fluttuiamo insieme ai protagonisti verso la salvezza e la scoperta.
Scritto da
Share


